pacemaker senza fili

Attraverso il controllo di diversi parametri, aiuta a regolare il battito del cuore finché è necessario. Poi si “autoelimina”. È potenzialmente utile soprattutto per i bambini che non hanno bisogno di controlli protratti nel tempo

Il pacemaker senza fili sembrava un sogno ed ora è quasi realtà. Potrebbe nel futuro diventare una sorta di dispositivo impiantabile capace di dissolversi da solo, e sciogliersi al suo fine utilizzo. Nessun intervento chirurgico al fine della rimozione. Progettato per “scomparire” progressivamente. A far pensare a questa soluzione è una ricerca degli studiosi della Northwestern University, coordinata da John A. Rogers, Igor R. Efimov e Rishi Arora, pubblicata su Science.

Il suo funzionamento

E’ un dispositivo transitorio wireless che si basa su una rete di quattro sensori morbidi, flessibili, indossabili e unità di controllo posizionate attorno alla parte superiore del corpo.

Grazie a questi sistemi si monitora ovviamente l’attività elettrica del cuore, visto che il segnapassi deve dare la risposta necessaria a rimettere in ordine il ritmo alterato del cuore, ma non solo. Si controllano anche la temperatura del corpo, l’ossigeno disponibile, il tono dei muscoli e l’attività fisica.

L’analisi combinata di questi parametri consente quindi di dare uno stimolo al cuore se necessario, ma anche di controllare il benessere generale dell’organismo. Le informazioni, sempre senza collegamento diretto, vengono quindi inviate direttamente al medico che da remoto può monitorare la situazione del proprio paziente attimo dopo attimo.

A chi è rivolto

Il pacemaker senza fili è indicato a chi si sottopone ad intervento di cardiochirurgia e quindi può avere bisogno di un pacemaker solo per un breve periodo, per chi è in attesa di un pacemaker permanente e per i bimbi molto piccoli che nascono con anomalie cardiache che vengono corrette.

Dopo l’intervento chirurgico, c’è bisogno di un pacemaker temporaneo che peraltro in molti casi esaurisce la propria utilità dopo qualche giorno. Poter evitare il reintervento per rimuovere il dispositivo, che stando a quanto riporta lo studio potrebbe dissolversi da solo, rappresenta un’opportunità importante. Il pacemaker non prevede l’impiego di cavi ma si basa su un dispositivo indossabile di rilevazione, che informa sulla funzionalità dello strumento e sulla possibile carenza di energia.

Differenze con altri pacemaker temporanei

Rispetto ai pacemaker temporanei disponibili non necessita del cavo collegato a un generatore esterno che stimoli il cuore, quindi non prevede la riestrazione del filo collegato direttamente al cuore. In questo caso invece lo strumento si basa su un piccolo cerotto che si applica sul petto tale da assicurare la risposta elettrica necessaria senza sensori impiantabili. Poi, una volta che non serve più, viene rimosso semplicemente come un adesivo a strappo dalla cute e si dissolve. Addirittura gli esperti hanno pensato al rilascio di un farmaco antinfiammatorio direttamente attraverso il cerotto per evitare qualsiasi reazione da rigetto.

Il modulo impiantato nel dispositivo è in grado di controllare costantemente l’attività cardiaca e quindi, in caso di necessità, informa il “segnapassi” del bisogno di fornire un supporto per riportare alla normalità i battiti. Insomma: il pacemaker diventa indossabile, più facile da usare e meno invasivo.

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