6 Ottobre 2024 22:48
Protestano i 15 detenuti condannati a morte
Quindici prigionieri politici iraniani continuano il loro sciopero della fame per il terzo giorno consecutivo. Mohammad Mahdi Karmi, il manifestante iraniano condannato a morte, ha annunciato la sua entrata in sciopero della fame. Per protestare contro il sostegno alla sua condanna a morte.
Nelle carceri in Iran è iniziata un’ondata di scioperi della fame di massa. Con l’aumentare della pressione sui manifestanti imprigionati in Iran. La salute dei prigionieri era a rischio. Secondo quanto riportato da “Iran International”.
Prosegue anche lo sciopero della fame delle donne prigioniere politiche in Iran. Ermita Abbasi, Ilham Modarisi, Hamida Zarei, Fatemeh Harbi, Jasmine Haj Mirza Ahmadi e altre prigioniere, sono entrate nel loro terzo giorno consecutivo di sciopero.
Lunedì 2 gennaio, la madre di Armita Abbasi ha annunciato che sua figlia aveva iniziato uno sciopero della fame in Iran. Per protestare contro la mancata presa in carico del suo caso.
La madre di questo prigioniero in Iran ha pubblicato un messaggio di testo su “Instagram”. Era indirizzato al Presidente della Corte Suprema del Governatorato di Alborz, al Pubblico Ministero della Corte Rivoluzionaria di Karaj, all’investigatore della Sezione 13 e al giudice della Sezione 1 del Centro di Alborz della Corte rivoluzionaria. Ha scritto: “Sono venuta e non ti ho trovato, ho chiesto e non ho avuto risposta. Ovviamente ho nominato un avvocato, ma non l’hai accettato”.
Inoltre, 14 donne detenute nel carcere di “Kajoui” hanno annunciato il loro sciopero della fame a sostegno di Ermita Abbasi. Per ragioni che includono le condizioni carcerarie, la durata del periodo di detenzione, la mancata accettazione di un avvocato e la mancanza della cauzione.
Una di queste detenute è Ilham Modarisi, 32 anni, di Sanandaj, e residente nella città di Karaj, nel nord dell’Iran. Secondo l’agenzia di stampa “Hrana”, questa detenuta è stata picchiata dai funzionari della prigione.
Elham Modarisi è finita in carcere lo scorso 2 novembre nella sua abitazione, ed è stata trasferita nel carcere Kajoui in Iran. Secondo i rapporti, durante il suo interrogatorio, è stata sottoposta a torture fisiche e psicologiche.