26 Dicembre 2024 07:22
La sera del 9 ottobre 1963, 60 anni fa, una frana staccatasi dal monte Toc invase la diga del Vajont provocando il disastro.
Il disastro del Vajont 60 anni fa
Alle 22 e 39 del 9 ottobre di 60 anni fa 25 milioni di m3 di acqua hanno superato la diga provocando il disastro del Vajont.
270 milioni di metri cubi di roccia si sono staccati dal monte Toc e sono precipitati nel bacino del Vajont. La massa è entrata nel lago alla velocità di 70/90 km/ora generando un’onda di 50 milioni di m3. Metà dell’onda si è riversata sulle sponde del lago sfiorando la case di Erto e Casso e distruggendo alcune frazioni (Frasèin, Col delle Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, Faè). L’altra metà ha scavalcato la diga precipitando in valle. Circa 25 milioni di metri cubi di acqua e detriti si riversarono violentemente su Longarone portandosi via il paese con quasi tutti i suoi abitanti. L’onda è poi proseguita distruggendo i paesi di Pirago, Maè, Villanova e Rivalta.
I danni
Il disastro del Vajont ha causato la morte di 1917 persone, una parte delle quali (circa 400) non sono mai stati trovati. 487 vittime avevano meno di 15 anni. L’acqua spostata violentemente dalla frana ha distrutto 895 abitazioni, e 205 attività. Ha cancellato 2 chilometri della ferrovia Belluno-Calalzo e 4 chilometri della strada statale 51 di Alemagna. Si è portata via anche il 30% del bestiame.
La diga
La diga, come struttura, è stata costruita in maniera perfetta. Infatti ancora oggi si staglia maestosa in perfette condizioni nonostante il disastro. L’imponente diga a doppio arco è alta 261,60 mt. e lunga 190 mt. alla sommità. Il progetto serviva a creare una riserva d’acqua della capacità complessiva di circa 170 milioni di m3. Il bacino era destinato ad alimentare la centrale elettrica di Soverzene. L’onda provocata dalla frana ha superato il bordo della diga senza provocare danni alla struttura. Il capolavoro di ingegneria che è la diga del Vajont è stata progettata dall’ing.Carlo Semenza e costruita tra il 1957 e il 1960. Al momento della sua inaugurazione era la diga più alta del mondo e oggi, a oltre sessant’anni dalla sua costruzione, è ancora l’ottava diga più alta del mondo.
Le cause del disastro
Dopo anni di dibattiti e processi le colpe del disastro furono attribuite ai progettisti e ai dirigenti della SADE che avrebbero nascosto il rischio idrogeologico dei versanti del bacino. La frana infatti si è staccata dal Monte Toc che nel dialetto friulano significa Monte Marcio. Il monte era storicamente soggetto a frane. I vari processi si conclusero con le condanne di Alberico Biadene (ENEL/SADE), Francesco Sensidoni (Ministero dei Lavori Pubblici).