6 Ottobre 2024 14:45
Corte Ue, le concessioni balneari italiane non possono essere rinnovate automaticamente
Giustizia, 15 novembre 2023 – La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che le concessioni balneari italiane non possono essere rinnovate automaticamente.
La Corte ha accolto il ricorso presentato da una società greca, che contestava la normativa italiana che prevede il rinnovo automatico delle concessioni balneari per 40 anni.
La Corte ha stabilito che la normativa italiana è in contrasto con il diritto dell’Unione Europea.
normativa che prevede che le concessioni pubbliche devono essere assegnate mediante una procedura aperta e trasparente.
La sentenza della Corte Ue ha un impatto significativo sulle concessioni balneari italiane, che in molti casi sono state assegnate per decenni alle stesse imprese.
Le imprese che attualmente detengono le concessioni balneari italiane dovranno ora partecipare a nuove gare d’appalto per ottenere il rinnovo.
Alcune posizioni politiche:
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Sulla vicenda ha esordito con delle precisazioni seguite a interpretazioni apparse su altri organi di stampa l’On. Fidanza:
“Non c’è alcuna volontà del governo di “mettere in vendita le spiagge libere”, ci mancherebbe altro.
Chi lo scrive fraintende strumentalmente una volontà già nota e affermata da tempo e a più riprese,
ovvero quella di individuare a seguito della mappatura effettuata e in accordo con le amministrazioni locali nuove aree da assegnare in concessione a nuovi imprenditori, italiani o stranieri, che volessero avviare un’impresa balneare.
Per il resto rimane la volontà del governo e della maggioranza di aprire un dialogo con la Commissione Ue a partire da un dato molto chiaro emerso dal tavolo tecnico, cioè la non scarsità della risorsa naturale.
Ricordo che la scarsità della risorsa è un requisito previsto dall’art. 12 della direttiva Bolkestein, ribadito anche dall’ultima sentenza della Corte di Giustizia Ue”.
Ai fini dell’applicabilità dell’art. 12 della direttiva n. 2006/123/CE alle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative deve ritenersi sussistente il requisito della scarsità della risorsa naturale a disposizione di nuovi potenziali operatori economici.
Sulla questione aggiunge altro l’On. Fidanza:
“Noi stiamo lavorando nell’ambito della direttiva che all’art. 12 prevede il requisito della scarsità della risorsa naturale come pre-condizione per l’applicazione della direttiva.
Al fine di verificare la scarsità della risorsa il governo Meloni ha, per la prima volta, istituito un tavolo tecnico con tutti i ministeri competenti che ha svolto un lavoro molto approfondito dal quale è emerso che soltanto il 32% delle aree costiere disponibili è attualmente dato in concessione.
È di tutta evidenza che, ad oggi, il requisito della scarsità non è soddisfatto e quindi non ci sono ragioni oggettive per la messa a gara delle concessioni esistenti.
Al contrario, per venire incontro alle esigenze di apertura del mercato evidenziata dalla CE, è da tempo nostra intenzione dare in concessione nuove aree che, a valle della mappatura appena conclusa, potranno essere individuate in accordo con le amministrazioni locali.
Da questo partirà la nostra interlocuzione con Bruxelles, finalizzata all’emanazione di una norma che ponga fine all’incertezza normativa”.
Una posizione aperta al dialogo tenendo conto dell’impatto che la direttiva potrebbe avere su coloro che hanno investito molto negli anni.
Investimenti a rischio se non ci fossero certezze per il loro futuro.
E’ anche vero che certi canoni sono a prezzi veramente bassi e l’introito per lo stato potrebbe essere molto superiore se ci fossero operatori che investissero molto.
Il punto è che se arrivassero multinazionali ci sarebbe il rischio di perdere gli operatori attuali che comunque hanno garantito il servizio finora, nonostante il COVID.
Nel settore poi occorre tenere conto la difficoltà dovuta ai rincari e al reperimento del personale stagionale, spesso di difficile reperimento sul mercato del lavoro.
La discussione è aperta e dovrà tener conto di tanti aspetti del turismo italiano che è sempre più apprezzato dagli utenti del Nord Europa e meno dagli italiani per via dei costi.
La soluzione prospettata è quella di addivenire ad accordi con chi vive la realtà, operatori ma anche comuni interessati, per non avere contraccolpi negativi.
E non farci fagocitare da operatori stranieri come avvenuto in tanti settori strategici italiani.
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