24 Novembre 2024 00:12
Il Dottore Carlo D’Angelo : “È tutta una questione di prospettiva !”
29 Maggio 2024, il Carlo D’Angelo : “è tutta una questione di prospettiva!” – una frase alquanto inusuale, attribuita in questi giorni a Papa Francesco, ha suscitato, come sempre oramai, un vespaio di riflessioni e considerazioni, nonché un mix di rabbia e delusione, tristezza e paura.
Sottolineando che nella chiesa di oggi c’è troppa “frociaggine”, il Papa non soltanto ha avuto una caduta di stile che il Capo della Chiesa cattolica deve avere, ma ha causato anche tanto turbamento nelle coscienze di numerosi cristiani.
Dicevo prima che è tutto una questione di prospettiva.
Ebbene, se c’è chi sventola la bandiera dell’omofobia o semplicemente quella della libertà personale, vorrei pormi dal mio punto di vista: quello di cristiano, padre di famiglia e psicologo che ha radicato il suo servizio e la sua professionalità nell’accompagnare persone, uomini e donne, giovani e meno giovani a ritrovare in sé la pace e il senso della propria esistenza, nella continua tensione di cercare la via della propria realizzazione personale, non possibile senza la comunione con Dio e con gli altri.
A questo si giunge solo quando si fa sintesi nella propria vita delle forze emozionali e pulsioni, che se non incanalate armonicamente, conducono soltanto alla lacerazione interiore e relazionale.
Pertanto, mi chiedo: come fa un padre (tale dovrebbe essere una figura spirituale) a dire certe espressioni al mondo intero (trapelate sì, ma comunque pronunciate e diffuse) quando in altri contesti ribadisce che nella chiesa c’è posto per tutti?
Come può permettere che si dia la benedizione alle coppie omosessuali se poi condanna e denuncia certi orientamenti di tipo omosessuali?
Non vedo coerenza, non vedo linearità di pensiero, non vedo una persona pacificata con sé stesso.
Non vedo neanche la benché minima traccia della misericordia di Dio, tante volte sbandierata in ogni occasione di accoglienza ed inclusione, solo per favorire una sconsiderata politica immigrazionista. Insomma, non vedo più (ormai da tempo) il faro che il cristiano insegue, il cui sguardo cerca disperatamente un padre.
Mi chiedo, quali possano essere le ripercussioni sulla chiesa dopo un’uscita così, da birreria?
Conosco diversi sacerdoti, amici e pazienti, che sentono venire meno la loro fiducia e il loro ossequio verso una figura così controversa, oscura e opinabile.
Se un padre rimprovera e corregge, lo fa con tatto e amorevole cura.
Non ricordo mani che Gesù Cristo abbia rimproverato ed etichettato qualcuno, tranne che i farisei, gente che diceva una cosa e ne pensava un’altra.
Il mio punto di osservazione mi fa anche considerare la possibilità che in una società già troppo evanescente e senza struttura morale, possa generare sentimenti di scherno e di rifiuto verso tutti quei sacerdoti che veramente e liberamente hanno, un giorno, deciso di lasciare tutto e servire il Signore nei fratelli.
Davvero una pagina spiacevole (a dir poco) di chiesa e di carità che bisognerebbe testimoniare con i fatti e nella carne, piuttosto che scriverla solo sulla carta.
Esercita la professione di psicoterapeuta prevalentemente presso il Centro Di Psicoterapia e Analisi Esistenziale di Acerra del quale è fondatore e Presidente e dal 1975 esercita l’attività con persone con problematiche Intellettive, relazionali e comunicative.
Opera in ambito Individuale, di Coppia e di Gruppo. E’ autore, oltre che di numerosi articoli di Psicologia Generale e di Psicoterapia, è impegnato inoltre nella codirezione e nella collaborazione con altri Istituti formativi.